di Giorgio Veronelli
Il progresso tecnologico promette da sempre maggiore velocità. Possiamo comunicare ovunque, fare più cose in meno tempo, accedere a un’infinità di esperienze. Insomma, possiamo guadagnare minuti e ore. Paradossalmente, però, più cerchiamo di farlo, meno viviamo il tempo come nostro. La sensazione, è che sfugga costantemente, come se fosse sempre meno. Con il risultato di non sentirsi sintonizzati e sincronizzati con ciò che succede intorno a sé.
Eppure, ciò non impedisce alle persone di vivere in accelerazione continua, nel tentativo di arrivare a una meta. Ma quale?
Ieri il futuro era una promessa: la corsa era funzionale al raggiungimento di ciò che si desiderava. Oggi, invece, anche in virtù dell’attuale incertezza ecologica e socio-politica, viene spesso vissuto come una minaccia. Il rischio diventa allora quello di correre in direzioni confuse. Più per tentare di non rimanere indietro o per evitare il vuoto, che per approdare davvero da qualche parte. Una corsa che diventa fine a se stessa. E in questa corsa confusa si finisce per sentirsi disorientati, in ansia, talvolta addirittura svuotati.
Cresce il malessere psicologico Sindromi come il burnout o malattie come la depressione siano in aumento anche a causa di questo stato di accelerazione. Sarebbero infatti una forma di “decelerazione”, un modo – anche se certamente poco funzionale – per rallentare.
Va sempre ricordato che le cause del disagio psichico sono senz’altro molteplici e da ricercare sì nel contesto, ma anche nei fattori di rischio individuali e sociali e bisogna evitare semplificazioni che rischiano di perdere di vista questa complessità. Ciononostante, è indubbio che questi disturbi siano in aumento nella nostra società. Secondo le stime europee prima della pandemia i disturbi depressivi riguardavano 21 milioni di persone, ossia il 4,5% della popolazione. Oggi, emerge che quasi 1 persona su 2 (il 46% della popolazione dell’UE) riporta sintomi di depressione o ansia negli ultimi 12 mesi.
Ritrovare il proprio tempo
In un mondo che spinge a “massimizzare l’utilizzo del tempo”, vale forse la pena di iniziare a ragionare sulla necessità di un piccolo gesto sovversivo: sottrarsi, anche solo per un attimo. Lasciare che il tempo semplicemente scorra, senza la necessità di volerlo controllare riempire. Ecco allora che alle porte dell’estate, è possibile farsi una promessa: ritagliarsi spazi di decelerazione. In questo, i giorni di ferie possono venire in aiuto.
A questo impatto si aggiunge la “risonanza”, ossia la possibilità di avere una relazione viva e vibrante con il mondo. Riuscire, insomma, ad essere toccati da ciò che ci circonda: un libro, un paesaggio, un volto. Tornare ad essere nel mondo. E non più contro di esso, in costante competizione.
E’ proprio vivere il tempo con pienezza che può aiutare a ritrovare il proprio equilibrio psicofisico.


