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NEOISOLAZIONISMO USA: la sfida dei dazi e il futuro dell’Europa

2025-04-28 09:02

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NEOISOLAZIONISMO USA: la sfida dei dazi e il futuro dell’Europa

di Pierluigi Bourelly

di Pierluigi Bourelly


Il ritorno di Donald Trump al Campidoglio ha inaugurato una nuova fase nelle già intricate relazioni internazionali. In un sistema mondiale così complesso, dove risulta sempre più difficile individuare uno Stato leader nella guida del sistema, gli Stati Uniti sono fautori di una politica estera ambigua, che li allontana sempre di più dal loro storico ruolo di centro del mondo.
Il secondo mandato di Trump ha chiarito le intenzioni degli USA in politica estera, in particolare nei confronti dell’Unione Europea. Il neoisolazionismo del Tycoon ha inaugurato una politica commerciale sfavorevole verso l’UE e non solo, imponendo dazi sull’importazione di beni provenienti da settori strategici come quello automobilistico, farmaceutico, gastronomico e della moda. A partire dal 2 aprile 2025, entreranno in vigore i dazi sul settore automobilistico, con un incremento del 25%, colpendo duramente le aziende automobilistiche europee. Secondo le previsioni di Trump, questi dazi permetteranno agli Stati Uniti di incassare tra i 600 miliardi e un trilione di dollari in due anni.
L’impatto di questa politica commerciale protezionista, in un mondo così globalizzato, rappresenta una minaccia per le aziende europee e per il Made in Italy. Secondo le stime, i dazi non si limiteranno al settore automobilistico, ma colpiranno altri comparti strategici. Per comprendere la portata della minaccia, basta considerare che nel 2024 l’esportazione di beni italiani verso gli USA ha raggiunto i 65 miliardi di euro, rendendo l’export italiano il più esposto tra i paesi europei. Tra i settori a rischio troviamo:
Moda: gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato per le esportazioni del settore della moda italiana, con un valore commerciale di quasi 5 miliardi di euro tra gennaio e ottobre 2024.
Bevande: circa il 40% della produzione di bevande italiane viene esportato negli USA, con particolare riferimento ai vini e prosecchi, che potrebbero essere soggetti a tariffe aggiuntive fino al 200%. Questi dazi potrebbero costare fino a 6 miliardi di euro al giorno alle cantine italiane, determinando un enorme danno economico.
Macchinari industriali: l’export di macchinari industriali, settore di punta del Made in Italy, rischia di subire un impatto economico negativo pari a circa 7 miliardi di euro l’anno.
A subire le maggiori conseguenze saranno le piccole e medie imprese italiane ed europee, che costituiscono l’ossatura del sistema produttivo in Europa. Le PMI, per loro natura, non dispongono delle risorse finanziarie per attutire l’impatto di queste misure e, inoltre, stanno già affrontando costi significativi per adeguarsi alle normative ambientali del Green Deal europeo. In questo contesto, il rischio di perdita di competitività è elevato: l’eventuale uscita dal mercato delle PMI lascerebbe spazio ai grandi colossi commerciali, principalmente statunitensi e cinesi.
Di fronte a un contesto economico sempre più concorrenziale, l’Europa dovrebbe adottare un approccio diversificato, cercando nuovi partner commerciali e mercati di sbocco in cui proiettare il proprio know-how industriale, riducendo così le storiche relazioni di dipendenza commerciale.