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Senza Direzione non c’è Crescita: il Ruolo delle Istituzioni nell’Ecosistema Produttivo Italiano

2025-05-06 14:17

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Senza Direzione non c’è Crescita: il Ruolo delle Istituzioni nell’Ecosistema Produttivo Italiano

di Andrea Striano

di Andrea Striano


Nel cuore pulsante dell’Italia produttiva, tra i laboratori artigianali e le piccole imprese che animano i distretti industriali, si gioca una partita decisiva per il futuro economico del Paese. Le piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono il 99,9% delle aziende italiane e generano il 68% del valore aggiunto nazionale secondo i dati ISTAT del 2024, sono il simbolo di un’economia resiliente, capace di affrontare le sfide globali con creatività e tenacia. Questo motore economico, tuttavia, può esprimere il suo pieno potenziale solo se guidato da una visione chiara, orchestrata da un ecosistema istituzionale coeso. Ministeri, enti locali, Camere di Commercio, agenzie per l’export, università e centri di ricerca non sono semplici enti amministrativi: sono i pilastri di una crescita che coniuga identità nazionale, sovranità economica e ambizione internazionale.


Questo articolo propone una prospettiva originale: le istituzioni italiane, sotto la guida di un governo che ha dimostrato attenzione al Made in Italy e alla competitività delle imprese, possono trasformarsi in veri architetti di un ecosistema produttivo che valorizzi le PMI, preservando la loro unicità e proiettandole verso i mercati globali. Con un approccio che bilancia pragmatismo e visione, questo contributo invita a riflettere su come rafforzare il dialogo tra Stato, territorio e impresa, in un’ottica di continuità con i valori di ordine, stabilità e identità che ispirano il nostro tempo.


La Forza delle PMI e il Valore delle Istituzioni


Le PMI italiane sono un patrimonio unico. Con una media di 3,9 addetti per impresa (contro i 5,9 della Germania, dati Eurostat 2023), queste realtà combinano flessibilità, innovazione e un legame profondo con il territorio. Distretti come quello tessile di Prato o meccanico di Bologna testimoniano una vitalità che ha permesso all’Italia di mantenere un surplus commerciale manifatturiero di 104 miliardi di euro nel 2023, secondo il rapporto ICE-Prometeia. Questo successo non è casuale: è il frutto di un tessuto imprenditoriale che il governo attuale ha saputo valorizzare attraverso politiche mirate, come gli incentivi per la transizione digitale e il rafforzamento del marchio Made in Italy.


Le istituzioni giocano un ruolo cruciale in questo scenario. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ad esempio, ha promosso iniziative come il “Fondo per il Made in Italy”, che nel 2024 ha finanziato oltre 10.000 PMI per progetti di innovazione e internazionalizzazione. Le Camere di Commercio, con il loro radicamento territoriale, gestiscono strumenti essenziali come il Registro Imprese e i programmi di formazione per l’export. Le agenzie come l’ICE e gli enti di formazione professionale, insieme a università e centri di ricerca, completano un mosaico che, se ben coordinato, può trasformare le PMI in protagoniste dei mercati globali. 


L’attuale esecutivo ha dimostrato di credere in questo potenziale, promuovendo una visione di sovranità economica che non rifiuta la globalizzazione, ma la affronta con orgoglio nazionale. Programmi come il Patto per l’Export, rinnovato nel 2024, hanno consolidato la presenza italiana in mercati strategici, con un aumento del 15% delle esportazioni verso l’Asia nel 2023. Tuttavia, per massimizzare questi risultati, serve una regia ancora più integrata, capace di trasformare le buone intenzioni in crescita duratura.


Un Ecosistema per il Futuro: Istituzioni come Architetti


Per sostenere le PMI in un contesto globale complesso, le istituzioni devono agire come architetti di un ecosistema produttivo che valorizzi l’identità italiana senza sacrificare la competitività. Questo non richiede rivoluzioni, ma un’armonizzazione delle risorse esistenti, in linea con l’approccio prudente e pragmatico del governo. Ecco tre pilastri per realizzare questa visione.


            1. Una Regia Nazionale per una Strategia Condivisa


Un coordinamento strategico è essenziale per allineare gli sforzi di ministeri, enti locali e agenzie. Un esempio virtuoso è il Tavolo per il Made in Italy, istituito dal governo nel 2023, che riunisce rappresentanti del Ministero delle Imprese, degli Affari Esteri, delle Regioni e di Unioncamere per definire priorità nazionali. Questo tavolo ha già prodotto risultati concreti, come l’aumento del 10% dei fondi per l’internazionalizzazione nel 2024.


Per rafforzare questa esperienza, si potrebbe consolidare una “Cabina di Regia per le PMI” presso la Presidenza del Consiglio, con il compito di monitorare i trend economici – come la domanda di prodotti green in Europa o le opportunità nei mercati africani – e coordinare azioni di promozione, formazione e accesso al credito. Un modello di successo è il programma “Export Sud II”, che ha supportato oltre 5.000 PMI meridionali nell’export verso i Balcani e il Nord Africa, dimostrando il valore di una strategia integrata.

              2. Innovazione al Servizio delle PMI

L’innovazione è la chiave per mantenere la competitività delle PMI, ma molte imprese, specialmente quelle familiari, faticano a integrarla. Secondo uno studio della Banca d’Italia del 2023, il 12% delle microimprese italiane investe in ricerca e sviluppo, un dato inferiore alla media europea ma in crescita grazie agli incentivi governativi come il “Piano Transizione 4.0”. Università e centri di ricerca possono amplificare questi sforzi, diventando partner strategici delle imprese.


Iniziative come il Competence Center MADE di Milano, finanziato dal Ministero delle Imprese, hanno già supportato 300 PMI nella transizione verso l’Industria 4.0, con programmi di formazione e trasferimento tecnologico. Allo stesso modo, il progetto “PMI Network” tra il Politecnico di Milano e le Camere di Commercio di Como-Lecco ha favorito l’adozione di tecnologie avanzate nel settore metalmeccanico. Per estendere questi benefici, le università potrebbero creare “Uffici di Prossimità per l’Innovazione” nei distretti produttivi, offrendo consulenza tecnica e accesso a finanziamenti europei come Horizon Europe. Questo approccio, sostenuto dal governo, rafforzerebbe la collaborazione tra accademia e impresa, preservando l’identità artigianale delle PMI.


            3. Internazionalizzazione con Identità


L’export è vitale per le PMI italiane, che generano il 40% del loro fatturato sui mercati esteri (dati ICE 2024). Tuttavia, l’internazionalizzazione non deve significare omologazione: il Made in Italy trionfa quando valorizza la sua unicità, dalle materie prime alla manifattura. L’ICE e le Camere di Commercio all’estero stanno già svolgendo un lavoro prezioso in questa direzione, come dimostra la campagna “Taste Italy”, che ha incrementato del 15% le esportazioni agroalimentari verso il Giappone nel 2023.


Per consolidare questi successi, il governo potrebbe rafforzare la tutela dei marchi italiani contro la contraffazione, un fenomeno che costa alle PMI 24 miliardi di euro l’anno (EUIPO 2023). Inoltre, le Camere di Commercio all’estero, presenti in 60 Paesi, potrebbero trasformarsi in veri “hub economici”, offrendo analisi di mercato personalizzate e formazione culturale per gli imprenditori. Il protocollo ExTender del 2002, che integra le attività di Unioncamere e delle ambasciate, rappresenta una base solida per questo obiettivo.


Il Ruolo dei Territori: Prossimità e Visione


Gli enti locali, come Regioni e Comuni, sono i naturali alleati delle PMI grazie alla loro vicinanza al territorio. Il governo ha riconosciuto questo potenziale, promuovendo iniziative come il “Fondo per i Comuni”, che nel 2024 ha stanziato 500 milioni di euro per infrastrutture logistiche nei distretti produttivi, finanziando, ad esempio, la modernizzazione di 12 poli logistici in Piemonte e Veneto e l’espansione del porto di Gioia Tauro per le PMI calabresi del settore agroalimentare. Questi interventi hanno già generato un aumento del 7% dei volumi di export nei distretti coinvolti, secondo un’analisi preliminare di Unioncamere del 2024.


Le Regioni, dal canto loro, stanno sviluppando programmi innovativi: l’Emilia-Romagna, con “Go Global”, ha supportato 1.200 PMI nell’export, mentre la Campania ha lanciato “Campania Export” per promuovere le filiere agroalimentari. Per amplificare questi sforzi, le Regioni potrebbero adottare “Piani di Prossimità Produttiva”, combinando incentivi fiscali, formazione e infrastrutture. I Comuni, invece, potrebbero istituire “Sportelli Unici per le Imprese” in collaborazione con le Camere di Commercio, offrendo non solo servizi amministrativi, ma anche consulenza strategica per l’accesso a bandi e mercati internazionali. Questi sportelli, già sperimentati con successo in città come Bergamo, rappresentano un modello di efficienza e pragmatismo.


Formazione: Investire nel Capitale Umano


Il capitale umano è il cuore di ogni ecosistema produttivo. Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), con un tasso di occupazione dell’80% a un anno dal diploma, sono un’eccellenza italiana che il governo sta potenziando con nuovi fondi nel 2024. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha destinato 1,5 miliardi di euro per espandere gli ITS, portando il numero di istituti da 120 a 150 entro il 2025, con nuovi percorsi in settori strategici come la meccatronica, l’informatica e le tecnologie green. Ad esempio, l’ITS Cuccovillo di Bari ha introdotto un corso di “Tecnico per la Transizione Ecologica” in collaborazione con 20 PMI pugliesi, formando 60 giovani nel 2024 con un tasso di assunzione del 90%.


Tuttavia, le istituzioni possono costruire ponti verso l’innovazione solo se le PMI sono pronte ad attraversarli. Molte imprese familiari, pur custodi di un patrimonio unico, devono superare una naturale resistenza al cambiamento, investendo in competenze manageriali e aprendosi a modelli di gestione moderni. Programmi di formazione mirati, come quelli offerti dagli ITS o dalle università, possono accompagnare questo processo, trasformando la cautela tradizionale in un’opportunità di crescita. Ad esempio, il progetto “Manager di Filiera” dell’Università di Verona, avviato nel 2023, ha formato 150 titolari di PMI venete in gestione strategica, con il 70% dei partecipanti che ha introdotto innovazioni organizzative entro un anno. Questo dimostra che il cambiamento culturale è possibile, se guidato con pragmatismo e rispetto per l’identità delle imprese.


Le università, inoltre, possono contribuire sviluppando programmi di “imprenditorialità applicata”, che insegnino agli studenti a gestire imprese familiari, spesso prive di competenze manageriali moderne. Iniziative come il “Politecnico Open UniTO” di Torino, che offre corsi di management alle PMI, dimostrano il potenziale di questa sinergia.


Un Cenno alle Reti d’Impresa


Un breve accenno merita il tema delle reti d’impresa, uno strumento che favorisce la collaborazione tra PMI per affrontare mercati complessi. Il loro ruolo è promettente, ma merita un’analisi approfondita in un futuro articolo, che ne esplori le opportunità nel contesto di un ecosistema istituzionale ben strutturato.


 Affrontare le Sfide Globali con Fiducia


Il contesto globale presenta sfide significative, dalla competizione con economie a basso costo alla necessità di adattarsi al Green Deal europeo. Tuttavia, l’Italia è ben posizionata per affrontarle, grazie alla resilienza delle sue PMI e alla guida di un governo che promuove la sovranità economica. Ad esempio, il Ministero degli Affari Esteri sta negoziando accordi bilaterali per garantire l’accesso a materie prime critiche, mentre il “Fondo per la Transizione Energetica” ha supportato 2.500 PMI nell’adozione di tecnologie sostenibili nel 2024, con una riduzione media del 15% dei costi energetici per le imprese beneficiarie.


Questa visione riflette un approccio conservatore nel senso più nobile: preservare ciò che rende l’Italia unica – la sua identità produttiva – mentre si guarda al futuro con ambizione. Le istituzioni, sotto la guida dell’attuale esecutivo, stanno già muovendo passi importanti in questa direzione, e il loro ruolo sarà decisivo per trasformare le sfide in opportunità.


Un’Italia che Guarda Avanti


Le PMI italiane non chiedono assistenza, ma una direzione chiara. Ministeri, enti locali, Camere di Commercio, agenzie per l’export, università e centri di ricerca possono diventare i registi di un ecosistema produttivo che celebri l’identità nazionale e conquisti i mercati globali. Il governo attuale ha posto le basi per questa trasformazione, con politiche che valorizzano il Made in Italy e promuovono la sovranità economica.


Il futuro dell’Italia produttiva dipende dalla capacità delle istituzioni di lavorare in sinergia, con pragmatismo e visione. Con una regia condivisa, il motore delle PMI può non solo resistere, ma accelerare, portando il Paese verso un orizzonte di prosperità e orgoglio nazionale. Senza direzione non c’è crescita, ma con l’impegno di oggi l’Italia è pronta a scrivere un nuovo capitolo della sua storia economica.


Andrea Striano, Docente e consulente aziendale, membro del dipartimento nazionale imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia.


 


Fonti


- ISTAT, *Rapporto Annuale 2024: La Situazione del Paese*, 2024.


- Eurostat, *SMEs in the EU: Key Figures*, 2023.


- ICE-Prometeia, *Rapporto Export 2023*, 2023.


- Banca d’Italia, *Relazione Annuale 2023: Innovazione e PMI*, 2023.


- EUIPO, *Intellectual Property Crime Report*, 2023.


- Unioncamere, *Rapporto Excelsior 2024: Fabbisogni Occupazionali*, 2024.


- Fondazione Politecnico di Milano, *PMI Network: Report Finale*, 2022.


- Ministero delle Imprese e del Made in Italy, *Fondo per il Made in Italy: Bilancio 2024*, 2024.


- Confindustria, *Rapporto Congiunturale 2023*, 2023.


- Ministero dell’Istruzione e del Merito, *Piano ITS 2024-2026*, 2024.