di Pietro Vivone & Filippo
Cala la sera mentre ci avviamo verso casa, stanchi ma soddisfatti dopo una giornata intensa. La nostra avventura è iniziata al mattino con una passeggiata tra i trulli di Alberobello, dove abbiamo passato la notte. Dopo un’abbondante colazione, prima di lasciare il nostro trullo, abbiamo preparato i bagagli e ci siamo assicurati di riporre i rifiuti negli appositi contenitori, differenziando con cura carta, umido e plastica. Filippo, curioso, mi ha chiesto perché fosse così importante e io gli ho spiegato che ogni gesto conta per ridurre gli sprechi e rispettare l’ambiente.
Dopo una visita pomeridiana a Matera, con i suoi Sassi che raccontano storie di secoli passati, siamo partiti per il ritorno a casa. In auto, Filippo guarda fuori dal finestrino il paesaggio che scivola via. Ad un tratto, rompe il silenzio.
Filippo: “Papà, perché ci tenevi tanto a buttare i rifiuti separando tutto?”
Pietro: “Perché separare i rifiuti è il primo passo per aiutare l’ambiente. Oggi si parla molto di riciclo e di economia circolare, che significa proprio ridurre gli sprechi e dare nuova vita a materiali che altrimenti finirebbero in discarica.”
Filippo: “Economia circolare? Cioè? Come quando usiamo le bottiglie vuote per fare i lavoretti o i barattoli per conservare le cose?”
Pietro: “Esatto, ma su una scala molto più grande. L’idea è che le aziende non debbano solo produrre e vendere, ma pensare anche a cosa succede dopo, quando il prodotto non serve più. Invece di creare oggetti che finiscono per essere buttati, si cerca di riutilizzarli o trasformarli in qualcos’altro. Dedicare del tempo alla progettazione può permettere di riutilizzare da subito materiali di riciclo ma anche creare prodotti che potranno avere più vite perché adatti ad usi diversificati”
Filippo annuisce, ma è chiaro che ha altre domande in mente.
Filippo: “Ma tutte le aziende possono fare economia circolare?”
Pietro: “In teoria sì, anche se non è facile, richiede impegno, dedizione e sacrificio. Alcune ci riescono già, usando materiali riciclati o trasformando i rifiuti in energia. Pensa a certe magliette che sono fatte di plastica riciclata o alle aziende che usano gli scarti di cibo per produrre energia. È un modo per ridurre gli sprechi e risparmiare risorse.
Filippo: “Allora ci guadagnano anche?”
Pietro: “All’inizio può sembrare costoso, perché devi investire in nuovi processi e materiali. Ma nel tempo le aziende risparmiano sui costi di smaltimento e possono anche attrarre clienti che apprezzano i prodotti sostenibili. Molte persone oggi sono disposte a spendere un po’ di più per qualcosa che rispetta l’ambiente.”
Filippo: “Possiamo fare economia circolare anche a casa?”
Pietro: “Proprio così. Ogni volta che scegliamo di riutilizzare qualcosa, che facciamo attenzione a non sprecare acqua o energia, stiamo già facendo la nostra parte. Anche quando separiamo i rifiuti, come abbiamo fatto stamattina, aiutiamo a dare una seconda vita ai materiali. Ma soprattutto possiamo fare la nostra parte scegliendo cosa acquistare e da chi”.
Filippo sembra soddisfatto, e con curiosità aggiunge: “Ma papà, quindi ogni cosa può avere una seconda vita? Tipo, anche le cose che non usiamo più?”
Pietro: “Esattamente. Invece di buttare, possiamo pensare a come riutilizzare o trasformare quello che non ci serve più. Un po’ come i personaggi dei tuoi videogiochi che guadagnano vite extra, ogni oggetto può avere una sua seconda possibilità. E quando un bene non ci serve più possiamo regalarlo o venderlo a chi ne ha bisogno”
Lui ride, pensando agli eroi virtuali che “resuscitano,” poi riguarda fuori dal finestrino, riflettendo. Il concetto lo affascina. La strada verso casa si accorcia, e io sento di aver piantato un seme nella mente di Filippo. L’economia circolare non è solo una strategia per le aziende, ma un modo di vivere, uno stile di vita che andrebbe acquisito sin da piccoli. E chissà, forse un giorno, sarà proprio lui a portare avanti questo messaggio.


