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L’AUMENTO DELL’OCCUPAZIONE E GLI EFFETTI SU CRESCITA, WELFARE E SVILUPPO

2025-07-31 10:30

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L’AUMENTO DELL’OCCUPAZIONE E GLI EFFETTI SU CRESCITA, WELFARE E SVILUPPO

di Romano Benini

di Romano Benini


L’aumento dell’occupazione italiana
In un contesto globale di crescita economica limitata, soprattutto in Occidente ed in Europa, negli ultimi tre anni l’Italia ha avuto una significativa crescita dell’occupazione, che va considerata e valutata insieme alla crescita ancora maggiore che è intervenuta della domanda di profili professionali da parte delle imprese.
Sono diversi i fattori che motivano questa spinta alle assunzioni, che ha contribuito a ridurre in modo molto significativo il tasso di disoccupazione italiano, tra cui l’aumento della domanda di competenze, la ripresa degli investimenti in alcuni settori e l’esigenza di un ricambio, anche generazionale, della forza lavoro.
L’aumento quantitativo degli occupati ha determinato una ripercussione su alcuni aspetti della qualità della condizione lavorativa ed ha contribuito a determinare significativi effetti sulla tenuta sociale, sulla crescita e sul controllo della spesa e dei conti pubblici. Rispetto al mese di settembre 2022, se valutiamo i dati disponibili a giugno 2025 (Istat, dati destagionalizzati), si registrano a livello nazionale i seguenti fenomeni che riguardano le dinamiche del mercato del lavoro:

  • aumento da 23 milioni a 24 milioni e 200mila degli occupati
  • aumento da 14 milioni e 400 mila a 15 milioni e 600 mila degli occupati a tempo pieno
  • diminuzione dal 5,2 per cento al 3,3 per cento della disoccupazione di lunga durata
  • diminuzione da due milioni e duecentomila ad un milione e 570 mila dei disoccupati (calo dall’8,6 al 6,1 %)
  • diminuzione dal 25 per cento al 19 per cento della disoccupazione giovanile (15-24anni)
  • aumento della partecipazione al mercato del lavoro dal 64,8 al 67 per cento e calo degli inattivi.
  • aumento dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato (un milione e centomila unità in più) e diminuzione dei rapporti di lavoro a termine (330mila unità in meno).
  • aumento del tasso di occupazione per laureati e diplomati (rispettivamente oggi all’ 84 e 74 per cento)
  • aumento dell’occupazione femminile (470 mila occupate in più)
Un mercato del lavoro più dinamico e con maggiori opportunità può portare a un miglioramento del benessere sociale, con meno tensioni dovute alla disoccupazione. Il calo del ricorso alla CIG in deroga, ormai residuale, in particolare mostra un generale miglioramento delle condizioni economiche, che riduce la conflittualità sociale e sostiene la fiducia di imprese e lavoratori.

Gli effetti positivi

Questi fenomeni si accompagnano a conseguenze positive sulle condizioni del lavoro e sociali ed è utile segnalate alcuni tra questi effetti che hanno un diretto impatto sui fattori determinanti per la crescita e lo sviluppo (differenza tra settembre 2022 e marzo 2025):
  • maggiore stabilità occupazionale (aumento dei rapporti a tempo indeterminato di 1.100.000 unità);
  • aumento delle ore lavorate (nei servizi stimato intorno al 17 per cento, nell’industria all’8 per cento);
  • minor ricorso alla Naspi, calata nel 2024 di circa 7 punti rispetto all’anno precedente;
  • aumento del monte salari e aumento delle retribuzioni di fatto (4 per cento dato medio, del 10 per cento l’aumento delle retribuzioni registrato nel manifatturiero)
  • aumento dei contributi sociali stimato, intorno al 6 per cento
  • aumento del costo del lavoro per effetto dei rinnovi contrattuali, stimato intorno al 5 per cento medio
L’aumento dell’occupazione in Italia sta favorendo alcuni effetti positivi sull’economia e sulle condizioni per lo sviluppo, aumentando la spesa dei consumatori grazie all’aumento del monte salariale ed innescando un circolo virtuoso che supporta la crescita aggregata (Pil), determinando un maggiore controllo ed equilibrio dei conti pubblici, della spesa previdenziale e del gettito fiscale.
L’andamento quantitativo e qualitativo del mercato del lavoro contribuisce a determinare queste conseguenze, registrate tra la seconda metà del 2022 ed il primo trimestre 2025:
  • aumento del gettito fiscale: tra il 2022 ed il 2024 le entrate tributarie sono aumentate del 10,6 % passando da 572 a 633 miliardi di euro
  • crescita del PIL (2.5% crescita dal 2023 del Pil reale)
  • aumento della spesa per consumi in termini reali (intorno al 2 per cento)
  • aumento del reddito nominale disponibile delle famiglie (stimato nel triennio intorno al 9 per cento)
  • aumento del reddito medio da 31.720 euro (2022) a 33.200 euro (2024)
  • aumento degli investimenti delle imprese tra il 2022 ed il 2024 del 15 % (cresciuti in particolare per venire incontro alla crescita della domanda interna, specialmente nei settori maggiormente interessati dall’aumento della domanda di beni di consumo e fino al 2023 anche per l’effetto degli incentivi)
  • aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo sia nella componente pubblica che privata (dato complessivo della crescita 2022-2025: + 13%)
  • controllo della spesa pubblica, calata rispetto al PIL dal 56 al 50 %.
  • aumento delle entrate del governo (in crescita da 106 a 119 miliardi di euro)
  • aumento degli investimenti diretti esteri in Italia (da 11 a 16 miliardi di euro), anche per via di un miglioramento delle condizioni sociali ed economiche riscontrato dagli investitori esteri.
Questi effetti hanno permesso il contenimento del costo del sistema e della spesa previdenziale (aumento del gettito contributivo e diminuzione della Naspi) e degli effetti dell’andamento demografico sulla spesa pubblica (effetto combinato).