L’INDUSTRIA 4.0 E 5.0 - REPOWEREU: cosa aspettarci
di Ortensio Falco
Digerito quanto narrato nel primo episodio a cavallo tra Industria 4.0 e 5.0 ovvero: «la ricerca per il benessere dell’uomo al centro dell’industria al fine di favorire la fusione tra velocità ed efficienza delle tecnologie per il pieno raggiungimento della TRANSIZIONE» strizzando l’occhio alla RESILIENZA e tenendo per mano l’amata SOSTENIBILITÀ veniamo a scoprire oggi, in questo incerto tempo di guerre e caldo invernale, cosa dobbiamo aspettarci.
Abbandonato quasi del tutto il Piano Transizione 4.0, oramai destinato so-lo ad imprese capaci di acquistare beni tecnologicamente interconnessi e non in grado di raggiungere obiettivi che puntano all’efficienza energetica, diamo il benvenuto al nuovo Piano Transizione 5.0.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha elaborato questo nuovo Piano Transizione 5.0 a valere sui fondi PNRR. Quindi prendono sostanza le sigle e gli acronimi dopo un attento negoziato con l’Unione Europea tra REPowerEU e budget per la transizione energetica con una promessa pari a 6,3 mld di Euro… in parole semplici: ridurre rapidamente l'eccessiva dipendenza dell'UE dalle importazioni di gas, petrolio e carbone…
Cosa aspettarci dal Piano Transizione 5.0? Cambia la traiettoria? Chi sostiene questo ulteriore
cambiamento? Chi misura?
Diamo il benvenuto quindi alla doppia transizione: da un lato quella delle macchine interconnesse e innovative, dall’altro quella energetica.
Scopo è trasformare i processi industriali da performanti ed innovativi a processi energeticamente sostenibili.
Quindi per il periodo 2024-2025 a fronte di investimenti nel campo dei consumi energetici con un progetto che possa garantire la riduzione dei consumi di almeno al 3% in capo a ogni singola impresa, a prescindere dalla sua forma e natura giuridica, si entra nel nuovo meccanismo di premialità in termini di credito di imposta a nove livelli.
Scaglione di investimento: 0>2,5 mln / 2,5>10 mln / 10>50 mln
Classe di efficienza energetica:
(0>2,5 mln) I=35% II=35% III=45%
(2,5>10 mln) I=15% II=20% III=25%
(10>50 mln) I=5% II=10% III=15%
In ulteriore aggiunta ai progetti che mirano alla riduzione dei consumi energetici si aggiungono nella parte finanziabile e oggetto di valutazione investimenti in beni destinati all’autoproduzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili; vengono invece penalizzati e quindi ridotti solo alla misura del 10% dei progetti presentati e per un valore massimo di 300 mila euro gli investimenti in formazione di competenze per la transizione energetica-green;
Da una prima analisi di questo Piano Transizione 5.0 possiamo così sintetizzare che le nuove aliquote mirano a combinare la mole di investimento con il risparmio energetico raggiunto.
Di certo notiamo che, sono premiate in termini di credito di imposta nella misura del 45% dell’investimento “in III classe” le imprese Italiane che afferiscono al range delle PMI a svantaggio delle grosse Imprese con volumi di fatturato che vanno dal 2,5 mln in su fino ad arrivare ad un aliquota del 5% per imprese che superano i 50 mln.
A misura di questi incentivi, come da negoziato con la Commissione Europea il sistema scaglioni/classi è soggetto a controllo e certificazione. Nello specifico un doppio controllo; “prima e dopo”. I controlli attuati da valutatori indipendenti puntano al raggiungimento di una certificazione specifica capace di misurare gli effettivi parametri di miglioramento ed efficienza per ogni soggetto beneficiario.
Arriviamo quindi alla fine del 2° episodio in cui il puzzle ha preso forma. Tale forma è decisamente mutata. Gli aspetti legati alla mera digitalizzazione dei processi e la digitalizzazione delle macchine con l’annunciata transizione legata alla resilienza lascia il passo velocemente alla SOSTENIBILITA’ ENERGETICA.
Ci vediamo al 3° episodio per valutare questa fase green.