AGENDA POLITICA - MATTEO HALLISSEY: riforme e battaglie per un’italia più giusta e competitiva

di Pietro Vivone e Michele Montefusco


Matteo Hallissey, giovane politico che recentemente è diventato il più giovane segretario di partito di sempre. Eletto alla guida di una delle compo-nenti della galassia radicale durante il XXII congresso, Matteo, bolognese di nascita, classe 2003, vanta una for-mazione internazionale grazie alle sue origini: madre romana e padre inglese. Dopo aver frequentato il liceo scienti-fico “Niccolò Copernico” di Bologna, Hallissey frequenta la facoltà di Scienze politiche. La sua passione per la politi-ca è emersa precocemente, all’età di 14 anni, quando ha iniziato a interessarsi attivamente alle dinamiche politiche nazionali. Il suo coinvolgimento nel movimento radicale e nelle battaglie identitarie, come quella sull’eutanasia legale promossa da Marco Cappato, è stato particolarmente significativo. Da osservatore attento, Matteo è passato rapidamente all’azione, contribuendo direttamente alle iniziative di raccolta firme nella sua città natale.

Buongiorno, ci presentiamo. L’obiettivo di “Spazio Imprese” è fungere da punto di riferimento per i titolari di partita IVA. Ci rivolgiamo, quindi, agli imprenditori che gestiscono non solo le loro aziende ma sono anche cittadini attivi e contribuenti. Abbiamo notato che molti temi si intrecciano e necessitano di essere analizzati da molteplici angolazioni. La nostra attenzione è scaturita dal canale TikTok, dove abbiamo avuto modo di vedere alcuni video e di seguire le vostre battaglie, che troviamo particolarmente interessanti, in particolare quella relativa al settore dei tassisti, una questione che, come sappiamo, non si limita solo a Roma.
“No, è una questione di rilevanza nazionale. Infatti, stiamo organizzando iniziative che vanno oltre il raccordo anulare. Lo stesso discorso vale per il mondo delle concessioni balneari.”

Iniziando da questo, la nostra domanda iniziale è legata a come è nata l’idea della provocazione del “freetaxi”, che secondo me è stata molto impattante perché non ci si è limitati a fare una semplice proposta, o a lamentarsi, ma si è agito in modo da avere un reale impatto.
“L’idea nasce da una motivazione, da una sensazione, da un’esperienza pratica. Spesso nelle attività con i Radicali, ma in generale nella vita di tutti i giorni, è capitato a me, ad altre persone, a Ivan Grieco, che è la personalità che ci sta seguendo in questo percorso e che è ben conosciuto su internet, di aspettare un taxi per ore, magari dopo un evento che finisce a notte fonda, e sapere che probabilmente non ci saranno taxi disponibili.
Questo è un problema non solo di Roma ma anche di altre città italiane come Bologna, Milano, Napoli. Tutte le difficoltà e i disagi di un servizio che oggi in Italia non funziona come dovrebbe, essendo un servizio pubblico, sono evidenti. Le licenze sono poche, c’è molta resistenza da parte della categoria, e quindi ci è venuta l’idea di coniugare un’iniziativa pratica, che potesse essere di impatto, utile per il cittadino e non violenta. Non riguarda uno scontro fisico diretto con i tassisti, ma semplicemente l’azione di offrire passaggi gratuiti alle persone che aspettano in fila.
Non sapevamo cosa aspettarci da questa iniziativa, come avrebbero reagito i cittadini, ma la reazione è stata positiva, e ciò è documentato nelle varie dirette che facciamo. Fare tutto in diretta è un rischio, non sai mai cosa può accadere, però, mediamente, tutte le persone erano molto contente e condividevano le problematiche del servizio.”

I tassisti spesso dicono, a loro difesa, che la colpa della congestione, soprattutto a Roma, è legata all’assenza di un adeguato servizio pubblico. Se metro e servizi pubblici funzionassero come dovrebbero, il problema dei taxi non esisterebbe.
“Penso che questo sia un problema reale. Il problema dei taxi si affianca anche al problema del servizio pubblico; sono due cose che, pur viaggiando su canali diversi, sono in qualche modo collegate, dialogano. Negli anni, abbiamo anche promosso a Roma il referendum su Atac, chiedendo la messa a gara del servizio, quindi naturalmente siamo molto attenti anche a tutti i problemi del trasporto pubblico locale. Dall’altra parte, non possiamo giustificare la mancanza del servizio taxi solamente con le problematiche del trasporto pubblico locale, perché il numero di licenze che abbiamo in Italia, poco più di 20.000, è praticamente uguale a quello della sola Madrid, dove ce ne sono circa 16.000. A Madrid e in altre città c’è anche una maggiore presenza di NCC, che sono migliaia in più rispetto a quelli che abbiamo in Italia. Quindi è oggettivamente un servizio che è rimasto indietro sia dal punto di vista dell’innovazione che dal punto di vista numerico.”

Pensate che l’approccio verso il mondo della sharing economy, quindi le bici, i motorini, i monopattini, possa decongestionare questa necessità?
“Tutto questo settore è importante, è un settore che in altri paesi è già più sviluppato e ha dimostrato di poter aiutare la viabilità di una città.
Oggi in Italia ci sono molti vincoli, il codice della strada non è andato nella direzione di aiutare questo settore, anzi, introducendo una serie di vincoli, che in parte possono anche essere condivisibili, ma che in realtà limitano troppo il settore. Bisogna trovare un giusto equilibrio al fine di garantire la sicurezza, ma anche di dare la possibilità a questo settore di crescere, di espandersi.
La città ideale per noi è una città dove il cittadino può scegliere quale servizio utilizzare. C’è chi come me non ha una patente e si affida unicamente agli altri mezzi, e quindi può avere a disposizione tutte le scelte possibili. Quando si è andata nella direzione di liberalizzare, come nel caso dell’alta velocità con Italo, c’è stato un impatto positivo per il settore e soprattutto per il cittadino, oltre a più lavoratori, più persone che lavorano in quel settore, più tratte, e c’è stato anche un abbassamento del costo del biglietto per il cittadino del 30%, quindi avere questi settori aperti è importante.
Spesso ci attaccano dicendo che vogliamo che arrivi Uber in Italia per colonizzare il settore, invece ovviamente il discorso è molto più complesso. È importante aprire questi mercati per far entrare più operatori diversi, non per creare un monopolio privato, ma anzi per favorire una concorrenza, avere più operatori. Quella è la base per i taxi e la base anche per tutto ciò che riguarda lo sharing.”

Quindi alla base delle vostre proposte essenzialmente c’è l’incremento del numero delle licenze, immagino, e poi quale proposte portate avanti per andare verso una soluzione del problema?
“Certo l’aumento delle licenze è importante ma andrebbe ad arginare il problema nel breve periodo. La nostra richiesta più importante, quella che crediamo sarebbe più opportuna, è quella di liberalizzare il settore. Questo significa che agli attuali tassisti si possono affiancare anche altri operatori, i più noti sono ovviamente Uber e Bolt, ma non solo, potrebbero nascere e crescere anche operatori italiani, che ovviamente seguendo una serie di regole, sia nella tutela dei cittadini, sia nella tutela dei lavoratori, potrebbero essere introdotti nel mercato, creando una situazione molto più aperta. Crediamo che aumentando anche l’offerta, aumenteranno le persone che possono svolgere questa professione, incrementando di conseguenza anche la domanda. Se so che il taxi è disponibile, sono più propenso a utilizzarlo. Non vediamo il problema e non crediamo sia un modo per togliere il lavoro agli attuali tassisti, anzi, porterebbe a maggiore competitività e più innovazione nel settore.”

Ho seguito le tue dirette su Twitch con Ivan Grieco e le varie avventure e disavventure che avete avuto, sia per l’iniziativa FreeTaxi sia per la campagna contro gli stabilimenti balneari. Per quanto riguarda le direttive europee e la necessità di riformare il settore, come pensate di risolvere la questione o comunque di allinearci con gli altri Paesi europei?
“Credo sia molto semplice a livello di riflessione e di valutazione, ma molto difficile oggi per la politica italiana, che negli anni ha difeso questi settori a livello nazionale e anche locale, avendo paura di scontrarsi con queste categorie. Tuttavia, di fronte alle direttive europee e alle sentenze che si susseguono, sia italiane del Consiglio di Stato e dei vari Tar, che della Corte di Giustizia europea, credo sia sempre più probabile che dovrà esserci una riforma complessiva della mobilità non di linea, quindi dei taxi e degli NCC, che sono normati con una legge risalente al 1993 molto breve e non dettagliata come dovrebbe. Quello che poi vorremmo fare nei prossimi mesi è continuare la nostra iniziativa non violenta in diverse città, allargandola anche oltre a Roma e coinvolgendo altre personalità che ci hanno contattato, che sostengono la nostra iniziativa come parlamentari e forze politiche. Poi eventualmente, già da settembre proporre a nostra volta un disegno di riforma complessiva della mobilità non di linea che possa fare da stimolo al governo, che credo in autunno dovrà praticamente occuparsene, perché molti di questi temi della concorrenza sono legati anche al PNRR e alle riforme che ci chiede l’Europa.”

Sul discorso degli stabilimenti balneari, tu e Ivan Grieco vi siete presentati in vari lidi, ad esempio ad Ostia, per trasmettere il diritto di stare sul posto senza la costrizione del pagamento dello stabilimento. Anche qui si può parlare di una lobby radicata in Italia?
“Sto cercando mano a mano di evitare di chiamarle lobby, perché naturalmente mi hanno fatto notare, ed è giustissimo e vero, che si tende a dare un’accezione negativa al termine quando invece qui si parla di corporazioni, di caste. Sull’argomento ci tengo, poichè ho seguito tutti i progetti sulla necessità di una legge sul lobbying in Italia. È un concetto che stiamo cercando di portare avanti, anche se ovviamente è la parola che ti verrebbe più naturale parlando di queste realtà. La situazione dei stabilimenti balneari è analoga dal punto di vista del rapporto tra la categoria e la politica; una categoria composta sicuramente da più persone rispetto ai tassisti, con personalità e situazioni economiche diverse, che gestiscono quegli stabilimenti da decenni, quindi hanno ancora più potere a livello nazionale ma anche locale in tanti contesti. Rappresentano un bacino di voto importante per la politica, ma è una situazione che va assolutamente risolta, perché se non c’è concorrenza e gli stessi gestori hanno la concessione per decine di anni, comporta dei servizi più scadenti e costi maggiori per il cittadino poichè non c’è l’interesse a investire, ma si rimane in una stiuazione statica. La necessità di mettere a gara le concessioni è fondamentale per garantire che tutti abbiano l’opportunità di competere equamente, come richiesto dalla direttiva Bolkestein. Questo approccio elimina i vantaggi ingiustificati per chi aveva già ottenuto concessioni in passato, permettendo a tutti di presentare proposte su come intendono gestire la concessione con pari dignità e possibilità. Il processo di gara si basa sulla qualità del progetto presentato, sull’investimento previsto e sul piano di sostenibilità ambientale che si intende attuare per valorizzare l’area in questione. È quindi necessario prestare particolare attenzione all’ambiente circostante e al contesto in cui si inserisce il progetto. Mettere a gara le concessioni può comportare che, in alcuni casi, i precedenti gestori riescano a riconfermarsi. Tuttavia, ciò avverrà solo se presentano progetti validi, con una visione chiara e una prospettiva organizzata e seria. Questo processo garantisce che le concessioni vengano assegnate a chi dimostra di avere un piano solido e sostenibile per la gestione dell’area, promuovendo così una competizione sana e trasparente.”

Per quanto riguarda il lobbying, è un argomento che mi tocca in prima persona perché sono il segretario di un’associazione che si chiama SIRIP che riunisce i rappresentanti di interessi parlamentari, poichè esiste un registro dei cosiddetti lobbisti alla Camera, un registro dove in teoria chi si iscrive fa attività di lobbying e di rappresentanza di interessi presso il Parlamento, ha il suo badge per entrare, ma in pratica è poco funzionale. Abbiamo incontrato i questori della Camera Trancassini, Benvenuto, il vicepresidente del Consiglio dei Ministri Salvini, il Presidente Fontana, il Presidente del Consiglio Meloni per rendere quest’attività di rappresentanza utile, in caso contrario la nostra proposta è quella di eliminare il registro poichè allo stato attuale è inefficace. Guardare il lobbista come una figura negativa è sbagliato, perché lavoriamo per portare alla politica dei temi fondamentali, spesso partendo dalla provincia, quindi è importante far capire, per esempio, che il taxi è un problema per chi non ha l’auto blu oppure che pagare il lido è un costo che non si riesce sempre a sostenere. Siamo circa 100 iscritti con l’obiettivo di accendere un faro su questo mondo di mezzo che può essere buio se non viene illuminato ma che può portare grandi risultati se invece viene utilizzato.
“L’argomento ci interessa molto perchè è coerente con le battaglie che portiamo avanti, soprattutto di trasparenza e di regolamentazione. Al giorno d’oggi è difficile il rapporto tra pubblico e privato ed è anche rischioso. Oggi il rappresentante d’interessi, che vuole in qualche modo avere un rapporto dialettico e di collaborazione con delle realtà anche parlamentari e istituzionali, rischia di essere mal interpretato. I confini sono oscuri, è molto labile questa linea.”

Volevo chiudere con una battuta sul mondo delle carceri, ho visto che avete lanciato una petizione sul tema. Io ho sentito telefonicamente qualche giorno fa l’onorevole Benzoni di Azione che sta portando avanti una battaglia che per molti aspetti è molto simile alla vostra per quanto riguarda la raccolta firme sulla riforma delle carceri. Non è il caso di fare fronte comune visto che gli argomenti e le finalità sono simili?

“Noi siamo favorevolissimi. Benzoni in particolare è un amico, lo conosco bene, stiamo già immaginando delle collaborazioni sul tema del carcere e della giustizia, lui sta facendo un lavoro egregio per Azione. Vorremmo immaginare delle iniziative comuni, perché il tema del carcere oggi è fondamentale, siamo in una situazione in cui abbiamo un tasso di suicidi che è altissimo, anche quest’anno si sta attestando su numeri da capogiro, si parla di una situazione davvero insostenibile. Voglio ricordare anche Roberto Giachetti per Italia Viva che con l’ONG “nessuno tocchi caino” sta facendo un grande lavoro.
L’unico modo per fare dei passi avanti o comunque cercare di iniziare a rafforzare i rapporti è proprio quello di partire da delle iniziative per fare un lavoro comune, partire dai temi e dagli argomenti che ti uniscono.”